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Quando affermiamo che il capostipite della scuola di liuteria toscana è Leonardo da Vinci non lo facciamo per sfruttarne l’immagine come capita spesso a chi ha problemi di identità e si sforza di dimostrare che il genio del Rinascimento ha inventato tutto, lo facciamo con cognizione di causa prove alla mano.
La lettera d’accompagnamento con la quale il Magnifico mandò Leonardo a Milano cita parole testuali: “..come musico di corte compositore, costruttore di macchine e strumenti”, è la prima prova che noi portiamo a favore della nostra scelta. Il Vasari in seguito nelle Vite, ritornerà più volte sull’argomento aggiungendo che Leonardo suonava la Lyra, che si era costruito da sé e con la quale aveva vinto la sfida con i musici di corte del Moro di Milano. I codici, infine, giunti a noi purtroppo mutilati di oltre metà degli scritti e degli appunti riportano ovunque disegni di strumenti musicali e pentagrammi a coronare quella che insieme alla pittura è stata l’arte più amata dal nostro illustre predecessore.
La liuteria toscana rivendica così quell’ideale philum culturale che non si è mai esaurito e che soprattutto non ha mai subito tracolli neanche a causa delle peggiori crisi politico-economiche, e che unisce i liutai odierni a Leonardo da Vinci. Come questo grande uomo la liuteria toscana vuole essere moderna, all’avanguardia nella ricerca, internazionale ed in più artistica.